domenica 24 dicembre 2017

Demopizza e Stranger Things NO SPOILER

Okay, l’ho fatto di nuovo. Sono scomparsa per un secolo. La mia assenza è riconducibile principalmente a:
  1. Università (cose da fare, persone da conoscere, corsi da seguire e orari da rispettare - cosa in cui fallisco miseramente)
  2. Preappello (di fisica, pochi giorni fa, so boring)
  3. Insomnia di Stephen King. Mi sta piacendo, davvero, ma dura DECENNI, SECOLI, ERE GEOLOGICHE
  4. Ho finalmente guardato Stranger Things: ha assorbito tutta la mia attenzione, tutte le mie energie, tutta me stessa (l’ho ovviamente adorato)


Però ora sono qui, and I’m just ready to go.

Ed è proprio di Stranger Things che voglio parlarvi stasera, la nuova (o quasi) serie tv Netflix che ha spopolato dappertutto negli ultimi mesi, sul web e non solo. La serie che ha rapito il cuore a tutti e che ha fatto parlare molto di sé e dei suoi protagonisti e interpreti. La serie che mi ha indotta a sentire la necessità di rivalutare la mia selezione di Serie Tv preferite, fino a portarmi alla conclusione che meritava un posto insieme alle altre. 

In questa breve review voglio spiegarvi perché questa serie mi ha conquistata e cosa la rende, secondo me, una delle trovate più brillanti di produzione Netflix.

Innanzitutto, l’ambientazione. Parte la sigla introduttiva e il mio cuore già esplode di felicità perché è tutto, tutto, un back to the 80s. E io, diciottenne disperatamente nata nella generazione sbagliata, che vivo in un mondo a parte in cui è ancora il 1969 e i Led Zeppelin hanno appena rilasciato il loro primo album, non posso che innamorarmene follemente, dai vestiti ai capelli ai walkie-talkie alla musica alle vecchie polaroid. Stranger Things ambienta le sue vicende nella tranquillissima cittadina di Hawking, Indiana, in un lasso di tempo che va dal 1983 al 1984. Ma la cosa spettacolare è che questa serie tv potrebbe verosimilmente essere la trasposizione di uno dei primi romanzi di Stephen King. Avete presente più o meno l’ambientazione de “Le creature del buio”? Ecco è a quello che mi sto riferendo. E se non vi è mai capitato sotto mano questo libro di King lasciate che cerchi di spiegarvi con un brainstorming: inquietante, tommyknockers, mostri, piccole città in America, fine ’80, invasione, lavaggio del cervello, vecchia musica, vecchi libri, cani strani. Ovviamente le storie sono molto diverse e Stranger Things presenta sfaccettature più ottimistiche e accoglienti del romanzo di King, con messaggi d’amicizia e speranza che mancano in “Le creature del buio” -che poi vuole essere un prodotto horror, perciò è giusto così. La sigla parte con una musichetta suggestiva e i caratteri del nome dello show sono nello stesso preciso carattere dell’edizione che posseggo di molti libri di King. 
Inoltre ciascun episodio viene presentato come capitolo di un libro (forse anche questo mi ha suggerito l’analogia).



I protagonisti. Una gang di ragazzini intrepidi e assennati, accompagnati da un paio di altrettanto temerari adulti, che aggiungono un tocco di credibilità alla vicenda. Ciascun personaggio ha delle peculiarità così significative che mi verrebbe voglia di star qui a parlarne per ore. Ma visto che non si può farò solo qualche osservazione su quelli che mi hanno colpito di più. Eleven e Mike sono rispettivamente -come certamente già saprete- una ragazzina di 13 anni dai superpoteri, con i capelli cortissimi e un paio d’occhioni giganti, e un ragazzino della stessa età con folti riccioli scuri e il naso all’insù. Insieme rappresentano un tentativo (seppur oserei dire non perfettamente riuscito) di cambiare le cose e incoraggiare un ampliamento della visione di ciò che rendono tali una donna e un uomo, del concetto per cui un uomo ha i capelli corti e i lineamenti duri, sgraziati, e una donna ha folti capelli lunghi e i tratti delicati. Forse è un vago tentativo di dire “ecco, una ragazza può avere i capelli corti e un ragazzo il viso grazioso, una ragazza può essere una tosta che salva il culo a tutti e un ragazzo può essere la componente più romantica della coppia”. Dico “forse” perché comunque il messaggio che passa avrebbe potuto, secondo me, essere ancora più forte e perché Eleven più volte sembra quasi rimpiangere i capelli lunghi e i vestiti da bambolina, come se fossero ciò che rendesse una bambina, una bambina. Ovviamente questo può essere vero, una bambina può desiderare di indossare vestiti femminili e capelli lunghi, ma se davvero il messaggio che volevano passare fosse “apriamo la mente, liberiamoci da pregiudizi e stereotipi” allora c’è da dire che sarebbe stato molto più coerente mostrarci una Eleven che si sentisse a proprio agio esattamente ne modo in cui è fatta, con capelli corti, vestiti larghi e grandi doti.


La storia e il significato. Beh: mostri. Grossi, bavosi, alieni, per una come me è impossibile non amarli.
ST è una storia di fantascienza, che in quanto tale è lecito possa non incontrare il gusto di tutti, ma è indubbio che abbia anche molti altri spunti e storylines coinvolgenti. La storia dei personaggi è avvincente e significativa anche senza considerare il retroscena fantastico, che comunque resta per me validissimo e interessante. La storia dell’upside down, il mondo parallelo in cui si trova intrappolato uno dei protagonisti all’inizio della prima stagione, è un espediente ben costruito e coerente con gli altri elementi della trama. La trama è ricca e ben strutturata e i messaggi che arrivano alla spettatore sono forti segnali di amicizia e collaborazione, di taciti patti e compromessi e esplicite aspettative, di cooperazione e fiducia, onestà e resilienza, di compattezza e solidità di gruppo, di familiarità e condivisione. 
“Friends don’t lie”: gli amici non mentono. Questo uno dei motti della gang più unita che mi sia capitato di vedere in una serie tv o in un film da anni. È stato bello e stimolante vedere come dei ragazzi così diversi si siano trovati a farsi forza vicendevolmente, a diventare l’uno la spalla dell’altro, ad accettarsi se pur nella propria eterogeneità e peculiarità e a superare pregiudizi e avversioni varie, a scoprire ognuno nell’altro la propria forza e il proprio coraggio. In Stranger Things nessuno viene lasciato indietro, a costo di rimetterci la pelle cento volte e mille ancora. 


Se ancora non vi siete fatti trascinare giù nell’upside down, vi consiglio vivamente di seguire le luci.

E se invece ci siete già dentro fino al collo, lasciate un segno qui sotto e armatevi per la season 3!

Prongs




2 commenti:

  1. Ottime parole, come sempre d'altra parte.
    Stranger Things è un pianeta incantevole popolato da ogni elemento della pop culture dei mitici '80s. A proposito: incredibile come negli ultimi anni si guardi a quel decennio con fascino e nostalgia quando, per anni, si è rinnegato a suon di sintetizzatore xD
    Buon Natale,
    Fede

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    1. Buon Natale Fede, grazie del commento! Sì, è bizzarro come la gente abbia iniziato a rivalutare gli 80s. Fa molto rivalutazione del medioevo nell'800 :D

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